...un po' di tempo fa' eravamo parlavamo di Punk Planet (RIP) venuto a mancare ai suoi cari - poco dopo è toccata la stessa sorte ad una rivista italiana - Sonic - con un taglio diverso, ma che con quel taglio a volte parlava anche dei gruppi e delle cose di cui parliamo anche noi, che ascoltiamo anche noi.
Nell'ultimo numero dovevano esserci anche un paio di interviste:
una a Bob Nanna e Mike Kinsella, fatta da Luca dei Minnie's nel seminterrato del S'agapò prima del loro concerto quest'estate, l'altra agli Against me! freschi di disco nuovo, prodotta da me dopo una telefonata transoceanica un po' balbettata e intermezzata dai siparietti di una tipa della Warner, la voce più squillante d'America.
Sonic numero 8 non è mai uscito in edicola - gli articoli, le interviste, le recensioni e tutto il resto sono ospitati da dedication.it, li trovate a questo indirizzo:
http://www.dedication.it/sonic8/
noi siccome siamo familisti e di parte, queste due interviste ve le mettiamo anche qui. Perchè vi vogliamo bbene!
Owen & The City On Film
They do perceive
Mike Kinsella e Bob Nanna sono nomi che difficilmente troverete sulla prossima copertina di "Rolling Stone". Loro lo sanno e sorridono quando li si paragona a gente come Conor Oberst dei Bright Eyes o a Chris Carabba dei Dashboard Confessional. Eppure dietro ai moniker Owen e The City On Film si nascondono due delle più autorevoli figure del rock indipendente americano anni 90. In giugno sono arrivati in Italia per qualche data di supporto a un 7" che uscirà presto per Red Cars Go Faster ma se gli parlate di promozione, non ne vogliono proprio sapere…
Owen
"Non pensavamo neanche a un disco insieme". Spiega Owen: "Le cose sono andate così: tre anni fà abbiamo fatto un tour in Inghilterra, durante il quale ci siamo trovati benissimo. Anche i concerti sono andati in maniera sorprendente, così quando di recente Enrico (il bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti) mi ha scritto dicendomi che c'era la possibilità di suonare in Italia, non me lo sono fatto ripetere due volte e ho coinvolto Bob nel progetto.
E' stato lo stesso Enrico a entrare in contatto con Charlie della Red Cars Go Faster per l'organizzazione dei concerti. Il tour attraversa Inghilterra, Spagna, Francia, Germania, Austria e Italia. E' fantastico". Sempre di Charlie è stata l'idea di produrre un 7": "Si! L'idea era quella di pubblicare un disco che segnasse la collaborazione con Bob". A questo punto interviene sorridente Bob Nanna: "Ehi, ho scritto un pezzo nuovo apposta per questo disco!". Per Owen, invece, si tratta di approfittare dell'occasione per insistere ancora sul lato più "domestico" della sua produzione: "Per il 7" penso di riarrangiare brani già editi. Vorrei realizzarne versioni ancora più intime". E non c'è da stupirsi. Stiamo parlando di uno che al momento di firmare il contratto con Polyvinyl, ai tempi del suo primo disco da solista, invece di approfittare del budget normalmente riservato agli artisti per coprire le spese di registrazione, ha chiesto solo i soldi per l'acquisto di un Digi001 (un home recording hardware) e di un sofware, in modo da poter realizzare il tutto in totale autonomia.
Sembra proprio che sia questo spirito di libertà l'elemento che accomuna Owen e Nanna, artisti alla ricerca di uno standard diverso dall'essere musicisti professionisti. "Oggi molte persone coinvolte in punk band (si fanno i nomi di Tim Barry degli Avail e di Chuck Ragan degli Hot Water Music) hanno deciso di affrontare progetti solistici, ma in questo senso noi siamo dei pionieri", ammonisce Owen. "E non si tratta soltanto di aver smesso la chitarra elettrica per quella acustica", interviene Ben. "Mi capita di provare nuovi stimoli ogni sera. E' una sensazione legata al senso di libertà che si prova quando suoni da solo. Sei più libero nei tempi dello show e nella vita al di fuori. Molto spesso stare in tour con tutta la band per lungo tempo può risultare frustrante, a tratti un lavoro, cosa che non dovrebbe assolutamente essere". Kinsella incalza: "Non abbiamo deciso di fare piccoli o grandi concerti. Abbiamo semplicemente scelto di potere essere liberi di suonare dove volevamo davvero. Ieri, ad esempio, abbiamo avuto la nostra prima data in Italia in un piccolo paese vicino a Pordenone. In questo modo oggi abbiamo potuto visitare Venezia. Normalmente quando sei in tour hai orari fissi e pur muovendoti di città in città non riesci a distinguere realmente il posto in cui ti trovi. Questo fa parte della scelta di suonare da soli: scegliere piccoli posti, visitarli e quando è possibile entrare in contatto con il pubblico. Ovviamente se giocassi in casa fare sempre concerti con trenta persone a sera per me sarebbe un casino (ride). Mentre trovarmi, ad esempio, in una piccola città nel mezzo della Germania mi fa venire voglia di entrare in maggiore sintonia con la gente che è venuta a vedermi".
A questo proposito provo a chiedergli se hanno mai fatto caso a quanti fra il pubblico sono lì per uno o per l'altro e Mike Kinsella mi risponde divertito: "L'aspettativa è sempre quella di trovarsi di fronte a vecchi fan di entrambi. Il nostro pubblico fa parte della stessa scena, in fondo. Chi conosceva i Joan Of Arc senza dubbio apprezzava i Braid e viceversa". E quando il discorso si sposta sul set, scopriamo che invece dell'alternanza Bob Nanna ha optato per aprire i concerti dei due: "Vedi, l'album di The City On Film è uscito nel 2005 mentre Mike ha qui un disco da promuovere!" (i due ridono ancora, ndr). "E poi suonare per primo mi fa sentire più a mio agio. Del resto, il progetto The City On Film non è esclusivamente acustico. Nell'album hanno suonato anche Todd Bell al basso, già mio compagno nei Braid ed Hey Mercedes, e alla batteria Chris Common, che al momento è impegnato coi These Arms Are Snakes. Per questo costruisco il mio set cercando l'ispirazione del momento, valutando che tipo di pubblico ho di fronte". Così i loro concerti cambiano ogni sera e si appropriano anche di un numero spropositato di cover. Bob Nanna le rilascia gratuitamente sul suo blog (l'ultima, godibilissima, è quella di "Killer Queen"), mentre Owen ha deciso di inserire "Femme Fatale" dei Velvet Underground nel suo nuovo album. "Principalmente l'ho inserita perché è migliore dei miei pezzi", scherza. "Si tratta di canzoni che hai voglia di ascoltare sempre e una canzone anche non tua che ami è una canzone che vuoi necessariamente imparare a suonare!".
Se gli si domanda qualcosa sul futuro, se si rivedono in una band tra qualche anno, entrambi sorridono e lanciano un occhio alle loro mogli pazientemente sedute in un angolo. Poi Owen prende la parola: "Se tornerò in una band non voglio che sia un impegno full time, anche se andare in tour con tutta la band mi manca molto!". Le mogli silenziosamente ringraziano.
(Luca Pancini)
Against Me!
Reinventing Against Me!
L'attesa gioca brutti scherzi in generale, con i dischi non ne parliamo. Il guaio è che non si può mai sapere cosa passa per la testa di chi i dischi li fa e che difficilmente i "prossimi dischi" saranno come li avremmo voluti. Se poi ci metti in mezzo un contratto con una major…
Against Me!
Prendi gli Against Me!, che sono appena usciti con un nuovo album pubblicato per Sire Records e che, oltre che sfornare dischi, hanno fatto qualcosa come oltre duecento date all'anno per più di cinque anni, toccando tutti e cinquantadue gli Stati Uniti d'America e gran parte dell'Europa.
Soprattutto, hanno convinto non solo i ragazzi della No Idea, loro vicini di casa, a pubblicare l'album d'esordio "Reinventing Axl Rose", ma anche gente del calibro di Fat Mike con la sua Fat Wreck Chords ("As The Eternal Cowboy" nel 2003 e "Searching For A Former Clarity" nel 2005) - convinti che mischiare il punk ad un cantautorato folk antagonista (dare un occhiata ai testi per credere) dia come risultato la dinamite. Se ci metti il boom della musica indie ed indipendente dell'anno scorso, voilà, non viene difficile pensare che un gruppo con un appeal del genere, che riesce a smuovere un numero di persone così alto, possa far gola a qualche mente felice dei piani alti di quelle case discografiche che stanno ai piani alti. Nessuno si aspettava che firmassero, ma sempre per rimanere in tema di imprevedibilità, è successo: l'anno scorso, dopo la pubblicazione di "Searching For A Former Clarity", i quattro di Gainesville si sono accasati con Sire, con la promessa di un nuovo album.
Ora: quando un gruppo della scena indipendente passa a major, per prima cosa è buona norma storcere il naso. Ma per non farsi venire rughe d'espressione, la seconda è aspettare che il disco sia fuori, prima di giudicarlo e, nell'attesa, sospendere il giudizio in modo da attutire il colpo, in qualsiasi caso. "New Wave" ovviamente non suona come avrei voluto e la prima cosa che ho pensato è che avesse smorzato i toni rispetto agli album precedenti. In realtà, ascoltandolo bene e facendo un esercizio di critica, non è un disco così fuori dai binari percorsi fino a poco fa: chi li ha seguiti nel tempo ha in mente gli Against Me! caciaroni con l'attitudine da anarcopunk, la chitarra sull'orlo del folk e la voce urlata, questo disco invece suona come un disco rock, suonato dagli Against Me!, o gli Against Me! che suonano un disco rock, in una delle migliori accezioni del termine.E' quello che peraltro mi conferma ridendo Andrew, il bassista: "Se dovessi dirti qualcosa a proposito del disco sarebbe che si tratta di dieci canzoni, di un disco molto sincero, un disco rock, senza riempitivi, ma solo bam bam bam! Scrivilo!", che mi spiega del perchè non si tratti esattamente di un cambiamento, ma di "una progressione, e un'estensione. Tutti i dischi che facciamo, uno dopo l'altro, sono diversi tra loro. A nessuno di noi quattro interessa ripetere un disco. A noi importa crescere, proseguire in quello che facciamo, nella musica. Non scriveremmo e non scriveremo mai lo stesso disco due volte". Paganini non (si) ripete, insomma.
Quindi il titolo dell'album, "New Wave" non si riferisce ad un nuovo corso, anzi: "È da intendere nel senso letterale del termine: un'onda che spazzi via la mediocrità. Non è proprio un manifesto, ma è sicuramente, come dire, che è qualcosa di nuovo, ed è diverso e ancora di più che semplicemente una novità, è qualcosa di positivo. Cavalcare una nuova onda! E no, non è un disco new wave! Non ha nulla a che fare con la musica new wave, sia chiaro!".
Inevitabile il capitolo sul passaggio a major, gli chiedo (un po' scherzando, un po' no) se pensa che ci saranno delle ritorsioni da parte di qualche fanatico. Lui ride, e dice: "Sai, il peggio che potrebbero farci è bucarci le gomme del furgone, e l'hanno già fatto quando siamo passati sotto Fat Wreck, per cui saremmo preparati, in caso! Non puoi preoccuparti per quello che la gente penserà o farà, diventeresti pazzo". Anche il passaggio da No Idea a Fat Wreck aveva destato polemiche tra i più intransigenti del loro seguito, e la partecipazione al "Warped Tour" fu molto chiacchierata. Stessa sorte per il video su Mtv, e per i concerti in locali importanti, o semplicemente più capienti. Come dire che le pietre te le tirano in ogni caso. Magari bucare le gomme del furgone è esagerato, però la sensazione di essere derubati di un gruppo, quando il gioco si fa più grande, è una cosa comune: se ti capita di vedere un gruppo su un palco minuscolo insieme a poche decine di altri fortunati e di passare lì una delle mezz'ore che ti ricorderai a lungo, l'idea che dal prossimo concerto ti toccherà condividerli con un numero sensibilmente maggiore di persone può infastidirti. È come se un pubblico più ampio e la tiratura più alta di copie stampate annacquassero la musica, o almeno ti sembra così. Sta alla band dimostrarti il contrario, in qualche modo (e a te un po' di elasticità).
"Prima che facessimo uscire lo scorso disco, "Searching For A Former Clarity" avevamo un sacco di etichette grandi che ci ronzavano intorno e volevano farci firmare per loro, e questo si vede nel dvd "We're Never Going Home". Era quel periodo lì, Universal e Virgin ci avrebbero davvero voluto un sacco; sempre in quel periodo abbiamo incontrato quelli della Sire: Michael Goldstone, uno dei due ragazzi che si sono occupati della cosa, ce l'ha detto, ed è stato l'unico: non eravamo ancora pronti per un salto del genere. Dopo che "Searching For A Former Clarity" è uscito si è messo di nuovo in contatto con noi e ora siamo qui; potremmo parlarne per ore, ma alla fine il discorso è che semplicemente la decisione che abbiamo preso per noi aveva un senso, la Sire è una bella etichetta per cui incidere. E poi è anche l'etichetta dei Ramones, no?".
Con il contratto è inoltre arrivata la possibilità di lavorare a tempo pieno con un produttore, in questo caso "un certo" Butch Vig, ovvero l'uomo al banco dei Nirvana di "Nevermind", degli Smashing Pumpkins di "Siamese Dream", di "Dirty" dei Sonic Youth e dei dischi dei Garbage, di cui è anche il batterista. "Lavorare con Butch è stato molto bello e stimolante: lui è davvero grande, è fantastico, particolarmente paziente. Non ci avrebbe mai permesso di fare un brutto disco, si è assicurato che facessimo un buon lavoro. Soprattutto, quello di cui abbiamo avuto paura per un po' dovendo decidere con chi registrare il disco era di lavorare con un produttore molto competente, ma a cui non fregasse niente del gruppo. Anche per questo la scelta è caduta su Butch, con cui siamo diventati amici. Quello che ci ha convinti è il fatto che la maggior parte dei gruppi che ha registrato hanno un suono incredibile e fighissimo, ma che comunque suonano come band vere, non di plastica. Siamo contenti al 101% di questo disco. L'unica cosa di cui potremmo lamentarci, in caso, è di aver finito di registrare il disco verso Natale, averlo mixato e masterizzato tra febbraio e marzo e aver dovuto aspettare luglio perché uscisse. È stato fermo per un sacco di tempo. Adesso che il disco è fuori non possiamo che esserne assolutamente felici. Diciamo solo che per come siamo fatti avremmo preferito che fosse uscito subito poco dopo averlo registrato, l'attesa è roba da pazzi".
Non che siano stati con le mani in mano, nel frattempo: "Abbiamo sospeso per un po' il mixaggio per andare in tour! Siamo quasi sempre in giro a suonare. We Are Never Going Home, è la verità!". E non scherza affatto dicendolo, anche se ride. L'immagine degli Against Me! è esattamente quella del gruppo sempre in tour, mai fermo. Per dirne una: dopo l'uscita di "Searching For A Former Clarity" sono stati via dieci mesi. Prima ancora, ogni album è stato supportato da diversi tour sia in America che in Europa. Solo in Italia, grazie a Charlie di Red Cars Go Faster, sono passati quattro volte in poco più di cinque anni. L' anno scorso, dopo aver firmato con la nuova etichetta, sono tornati per un ultimo tour organizzato alla vecchia maniera, "dagli amici", che avesse a che fare esclusivamente con quel circuito DIY e quelle piccole realtà con cui hanno avuto a che fare negli anni precedenti.
Poco tempo fa hanno aperto al Giants Stadium il concerto dei Green Day. Di recente hanno concluso un tour in America in compagnia di Mastodon e Cursive. Ad agosto saranno sul palco del festival di Reading e Leeds in Inghilterra. Qualcosa ovviamente è cambiato, il dubbio è su cosa di preciso, e se tutto il resto sia perduto (per farla un po' tragica). In pratica, vorrei capire se da qui in poi l'unico modo per vederli sarà pagare fior fior di quattrini a grossi festival, o se posso sperare ancora in qualcosa di più ridotto (anche nel prezzo). "Non c'è una correlazione diretta tra l'etichetta e i posti dove suoni, per quanto ci riguarda. Fai un disco, e vai in tour, poi fai un altro tour e così via; la grandezza dei posti in cui suoni non è data dal numero di dischi che hai inciso. Vai in tour e torni dove hai già suonato, e il posto in cui suoni è più grande della volta prima perché ci saranno più persone, perché è passaparola che funziona, quello che la gente si ricorda della volta precedente. È l'unica cosa che ha sempre influenzato l'affluenza ai nostri concerti. In una città dove non abbiamo mai suonato sarà un concerto più piccolo. In realtà stiamo suonando in un sacco di posti diversi. Sì, abbiamo suonato con i Green Day al Giants Stadium, però per dirti: siamo appena tornati dall'Europa, e ad Amburgo abbiamo suonato in questo piccolo posto dove ci stavano al massimo duecento persone. Suoniamo dappertutto comunque, non suoniamo solo negli stadi, è successo e basta! A noi importa solo suonare, perché è la nostra vita e quello che ci piace fare. Dovunque ci siano persone che hanno voglia di vederci, noi ci saremo, che il posto sia piccolo o grande".
A noi non rimane che incrociare le dita per la prossima volta (ottobre, pare), e con l'altra mano alzare il volume. Certi dischi si digeriscono con il tempo.
Viole.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento