6.11.2006

è capitato di dire qualche giorno fa che fare la radio è qualcosa di reale, che va oltre le casse dello stereo. Senza intenzione, un pensiero veloce. È che rimane un po’ di tempo per pensare prima che le cose inizino di nuovo a susseguirsi, fino alla fine di questo mese, e oltre. Quindi, in un alternarsi casuale quanto costante di cose veloci e altre più lente, sembra che la fine si stia avvicinando, anche se mancano ancora cose importanti, prima di poter chiudere quest’anno. Con la consapevolezza che è tutto poco più che convenzionale, e che in fondo – tutto questo – continua nelle azioni e nei pensieri, sempre.
Verrà anche il tempo per aprire ad altri, ma prima bisogna essere convinti di quello che si dice. Riguardando indietro a questi ultimi mesi, a tutto quello che è cambiato qui dentro, e anche fuori, sembra di potersi ritrovare in quello che è successo, sembra che niente sia distante. L’importante è non scordarsi il motivo, dietro a tutto. E per quanti siano stati e saranno i cambiamenti non scordare che quello che è il passato è un aiuto, e un segnale che i passi si sono susseguiti in un ordine casuale, ma con logica - e questo è il presente di ieri che si allontana. Forse è arrivato il momento di non prestare attenzione solo ai titoli e alla durata, ma ricordarsi cosa dicono i testi.

Every step I take I and so many moves I made and the point of rethinking.
This so little part I have and all the decisions I made I question where to? Rethinking.
Push, to kill the cultural pressure on this side means to grab the stars,
lay them down to the ground and dance on them.
This is a full circle, that makes the circle and so many million lives. I do try to continue,
to learn what this full circle means for myself. We are just a few cells, each one of us.
And I do try to understand the facilities of a working body to a growing mind.
I Try! We can dance, do we?

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