*tutto questo perché oggi, durante un’intervista mi sono chiesto, quanto tempo ancora?
È una domanda che mi pongo spesso, specialmente in questi giorni. In questi ultimi due mesi. Negli stacchi di tempo, fra una stagione e l’altra che spesso vogliono dire semplicemente un giro di pagina, da quanto poco durano. Ed è un bene chiederselo oggi, dopo tre giorni passati davvero in radio, dopo settimane e due mesi quasi finiti, quando è ancora difficile dire chi sarà campione d’inverno. A pensarci, molto spesso chi è campione d’inverno finisce per vincere il campionato, anche se la storia – anche recente – ricorda di rimonte incredibili. Ora, di prevedibile, nella situazione in cui siamo ora c’è molto poco. Forse anche perché abbiamo imparato a convivere con le difficoltà in modo che minino la nostra idea di futuro, ma non il presente. E così se non puoi pensare così lontano, ti chiedi semplicemente da dove stai chiamando, risponderai?
Le persone che passano, così velocemente da quasi non accorgertene, il valore del tempo che, semplicemente, non c’è. Non c’è più. Rimangono anche poche parole da dire – una settimana dopo l’altra, quando capitano gesti difficili da comprendere, anche perché forse avremmo bisogno di parole migliori nei momenti giusti, e meno in generale. anche se la tendenza sembra essere opposta e di difficile interpretazione: forse il silenzio ha un valore di per se, qualcosa significa.
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